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Quando si discute dell’uso di tecnologie avanzate tutti noi immaginiamo e pensiamo alle tante applicazioni della
robotica, plasticamente rappresentata attraverso documentari e vari altri mezzi.
Viene naturale pensare al futuro , pochi sanno che tale tecnologia è nata oltre 50 anni fa grazie
ad applicazioni nell’automotive con quei costruttori che per primi si posero il problema di come contenere e sostituire le attività umane.
Questa disciplina fu pianificata ed applicata in Asia, in America e in Europa.
Oggi anche a seguito dell’emergenza sanitaria con la necessità del distanziamento ,
dei controlli sul personale, si assiste ad una corsa esasperata , frenetica all’utilizzo di mezzi alternativi all’uomo.
Un esempio e’ la fabbrica a “Zwickau in Germania dell'est, diventata in pochissimi mesi una punta di diamante
nell’automazione mondiale. La Francia a nord/est del paese sta facendo altrettanto e così via.
La rapidità in cui è possibile realizzare impianti molto avanzati è data propio dall’uso di tecnologie conosciute da tempo e
disponibili nella conoscenza di massa.
L’Italia già oggi ha una produttività ( per unità di lavoro) inferiore significativamente alla media Europea e gli esperti
stimano una ulteriore perdita tra 8-10 per cento, pur avendo in questo
campo delle eccellenze, come ad esempio la società “Comau” impegnata nel settore della robotica.
Cosa grave e la scarsa conoscenza di massa di questo tipo di realtà proiettata nel futuro.
Le applicazioni di cui parliamo coprono di fatto ogni settore dove si produce un bene “fisico”,
dalla meccanica, al mobile, agli accessori, alla produzione di strumenti sanitari e così via.
L’accelerazione nelle attività della robotica è su scala mondiale e quindi per definizione inarrestabile.
L’Italia si può permettere di restare indietro ? Di pensare che ci possa essere una Società diversa,
alla quale tutti auspichiamo in nome della centralità dell’uomo ? Personalmente credo di no , questa
scelta del “ robotismo” non è altro che la punta dell’ iceberg , è la preparazione ad una rivoluzione
copernicana che sarà l’intelligenza artificiale , vera frontiera su cui l’umanità si dovrà confrontare.
Vorrei citare il prof. Antonio Bicchi che insegna robotica nell’ateneo Toscano ed è ricercatore presso
l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova , egli ripropone un aspetto molto caro alla nostra
Costituente Civica, con il quale non possiamo che condividere due aspetti fondamentali.
1)- Gli Stati e in particolare l’Italia deve prendere coscienza della necessità di una formazione
continua sia nelle aziende che nelle scuote al di là dei programmi tradizionali.
2)- Gli Stati inoltre si debbono porre il problema che non tutti i dipendenti saranno in grado di essere riconvertiti
(nel nostro manifesto della Costituente li abbiamo definiti “non occupabili” ) e quindi essi avranno il dovere
di creare un diverso stato sociale capace di sostenere i cittadini in questa prossima condizione.
Per il Prof. Bicchi il prossimo passo sarà il “personal robot”. Voglio concludere che siamo di fronte
all’ignoto e la nostra unica difesa e’ la rapidità di adattamento , prendendo esempio dalle attività’ spaziale in cui l'apprendimento delle nuove tecnologie
procede di pari passo con la programmazione delle attività di sviluppo e di produzione .
Riporto il loro motto , “ gli astronauti devono impare una serie di nozioni pratiche e i loro corsi non possono durare più’ di un’ora,
perché altrimenti quel sapere diventa inutile( cioè fa già parte del passato)"
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