L' universalismo proiettato al futuro della terra in TdC




  Elementi scientifici
 

 

 
  1 Il metodo scientifico

Ma l’universalismo non è soltanto una esigenza di natura filosofico-esistenziale, ma una vera e propria prerogativa della ragione e della ricerca scientifica.

Abbiamo visto come nella classicità greca, l’universalismo era una deduzione razionale derivante dalla unicità dell’atto creatore, nel campo della ricerca scientifica questa impostazione di carattere ipotetico deduttivo, viene completamente abbandonata per dedicarsi allo studio dei fenomeni naturali tramite il metodo empirico.

Sembrerebbe quindi perdersi ogni velleità universalistica per dedicarsi esclusivamente al particolarismo ed all’individualismo.

Ma in realtà, nonostante l’infinità dei campi e di applicazioni l’esigenza universalistica è sempre rimasta presente nella ricerca scientifica sino a costituirne, nei tempi recenti, un vero e proprio obbiettivo.

Il tentativo della moderna fisica teorica di unificazione della quattro forze che governano la natura costituisce uno dei traguardi fondamentali del genere umano.

Oggi sappiamo con certezza (cioè fino a prova contraria) che tutto il mondo che ci circonda è determinato da quattro forze fondamentali, esse sono la forza gravitazionale che agisce come elemento di attrazione di corpi macroscopici e dei corpi celesti, la forza elettromagnetica che tiene uniti gli elementi costituenti la materia, la forza nucleare debole e la forza nucleare forte che agiscono sui costituenti del nucleo atomico.

In realtà la forza nucleare debole è stata recentemente inglobata nella forza elettromagnetica per cui la gravitazione, l’elettromagnetismo e le forze nucleari forti costituiscono una triade che muove il mondo come il “ motore immobile” postulato da Aristotele ( e che muove e genera il mondo secondo la teoria del big bang).

In realtà ogni teoria scientifica risponde implicitamente, in misura più o meno grande, ai criteri dell’universalismo, cioè ogni teoria scientifica ha l’obbiettivo di unificare in un unico disegno razionale la molteplicità dei fenomeni naturali di cui, in maniera diretta od indiretta, siamo i testimoni.

Ma un universalismo che viene dal basso, cioè per via induttiva, poneva dei problemi che sia la filosofia greca che quella scolastica non sono state in grado di superare e che hanno iniziato ad essere risolti solo dopo l’avvento del razionalismo e della scienza galileiana.

Un primo problema fondamentale riguarda l’oggettività della conoscenza, cioè se noi non ammettiamo la presenza di un Dio creatore e la presenza delle idee innate nella nostra mente, chi ci da la garanzia che le nostre conoscenze, le nostre intuizioni e le nostre sensazioni corrispondano alla verità?

Come è possibile una verità oggettiva se non c’è nessun garante di questa oggettività? Ogni individuo pensa, parla, agisce come vuole, come possiamo stabilire quale individuo manifesta la verità od è invece nell’errore? Persino i nostri sensi sono spesso ingannevoli e forniscono indicazioni diverse non solo da individuo ad individuo, ma anche allo stesso individuo a seconda delle condizioni.

Un secondo scoglio insormontabile riguarda la conciliazione tra materia e spirito: su quali basi si può costruire una unita universale senza la mediazione di un Dio creatore da cui tutto è originato nelle modalità espressa nei libri sacri?

Il metodo scientifico usa un approccio diverso per giungere alla conoscenza della verità, si abbandona cioè la pretesa di dedurre tutta la conoscenza della realtà a partire dai principi primi per adottare un metodo basato sull’esperienza, cioè a partire dal basso.

La garanzia della oggettività nella osservazione del fenomeno fisico è affidata al criterio di riproducibilità del fenomeno o meglio ancora dell’esperimento che non è altro che una riproduzione del fenomeno in condizioni controllate.

Un fenomeno, e quindi un esperimento, per essere vero ed oggettivo doveva essere riproducibile nel tempo e nello spazio da parte del maggior numero di osservatori.

Questo naturalmente non era la certezza assoluta ma dava all’esperimento un grado di attendibilità molto elevato ed una altrettanta elevata condivisione tra i ricercatori.


2 Riduzionismo metodologico e riduzionismo ontologico

Questa riproducibilità che è alla base del metodo sperimentale coincide con l’evidenza cartesiana ed è un requisito indispensabile per la scienza che è incapace di razionalizzare un evento unico ed irripetibile (miracolo).

Conoscere razionalmente un fenomeno significa infatti determinarne gli elementi di correlazione con altri eventi che possono avvenire naturalmente (occorrenze spontanee) o provocati dallo sperimentatore ( occorrenze indotte).

La riproducibilità sperimentale nel tempo (occorrenza diacronica) che è stata la carta principale della scienza per raggiungere una conoscenza oggettiva, non è tuttavia un elemento indispensabile per una conoscenza razionale che può essere raggiunta attraverso la correlazione di occorrenze sincroniche, cioè irripetibili ma presenti contemporaneamente in varie regioni dello spazio ( come ad esempio la nascita della vita o la nascita e morte di una stella).

Il metodo scientifico, basato sul metodo cartesiano, può essere definito come un metodo riduzionista che permette una visione olistica della realtà attraverso l’analisi, senza tuttavia ridurre l’essenza delle cose a quella delle sue componenti evidenziando al contrario il valore aggiunto (emergenza) derivante dalle interazioni delle componenti stesse.

Il materialismo quindi che nega qualsiasi aspetto spirituale della natura umana, non è figlio della scienza ma di una illecita interpretazione del riduzionismo in termini ontologici , cioè riguardanti l’essenza delle cose che va ricercata nelle interazioni tra le varie parti dell’insieme.

La conoscenza della struttura della materia è una condizione necessaria per conoscere l’essenza delle cose che ci circondano ma sicuramente non è una condizione sufficiente perché le loro caratteristiche sono collegate ai processi di interazione degli elementi che le costituiscono allo stesso modo in cui la conoscenza delle tre forze fondamentali della natura è necessaria per la predizione dei fenomeni che tuttavia hanno un esito strettamente dipendente dalle condizioni in cui tali forze operano.

La conoscenza di questi elementi di correlazione tra i vari enti che costituiscono un insieme, assume quindi una connotazione metafisica di natura spirituale che basandosi sulla materia si proietta oltre la materia.

La cultura in genere quindi ha una natura metafisica, perché mantiene la sua connotazione spirituale, indipendentemente dal substrato materiale con cui viene trasmessa e la natura correlativa della ragione è una diretta conseguenza della struttura neuronale cerebrale in cui dendriti e sinapsi collegano neuroni che funzionano come accumulatori di memoria.

L’applicazione del metodo scientifico induttivo-deduttivo prefigurato da Cartesio su base teorica non è quindi limitato allo studio della materia ma può essere esteso a qualsiasi campo della conoscenza purché non contravvenga ai suoi fondamenti basilari, cioè l’evidenza, ossia l’oggettività dei fenomeni, e l’enumerazione, cioè la verifica sperimentale e razionale.


3 La ricomposizione spirito-materia in TdC

L’universalismo di Teilhard de Chardin presuppone il quadro di riferimento sopra delineato e si manifesta nelle due diverse accezioni che ha assunto oggi il termine universo, e cioè sia nella ricerca di una legge naturale che sia valida in tutti gli aspetti della realtà fisica a noi circostante, sia nella ricomposizione tra spirito e materia che aveva costituito un problema insormontabile sin dai tempi della filosofia classica.

Questo processo di unificazione è stato compiuto da TdC su base scientifico-razionale ed ha preso come paradigma la teoria dell’evoluzione, non limitata al campo della evoluzione biologica ma estesa al campo della fisica, della chimica e delle scienze umane.

La teoria teilhardiana dell’evoluzione si offre come chiave interpretativa della realtà universale svincolandosi dal materialismo riduttivo a cui era stata relegata dalla formulazione di Darwin e dei neodarwinisti e permettendo altresì un superamento delle accuse di eterodossia formulate a suo tempo dalla gerarchia della chiesa cattolica che non mancava di sottolineare la discrepanza tra l’evoluzionismo materialista ed il testo delle sacre scritture in particolare con il racconto della genesi e con il problema del peccato originale e del male in generale.

Il paradigma dell’evoluzionismo teilhardiano infatti si estende anche alla componente spirituale e culturale dell’essere umano con la inevitabile conseguenza che i contrasti passati e futuri tra la scienza e le verità bibliche non siano imputabili ad una incompatibilità tra verità scientifica e verità di fede ma siano piuttosto ascrivibili alla limitatezza dell’essere umano ad accedere ed esprimere correttamente le verità della rivelazione se non in un processo razionale che si evolve nel tempo.

I testi scritti e tramandati dai padri della chiesa secondo l’ispirazione divina risentono necessariamente delle condizioni ambientali e culturali del tempo in cui sono stati scritti e necessitano di una interpretazione da parte della teologia che permetta di estrarre le verità fondamentali provenienti dalla rivelazione da quelle che sono le realtà contingenti legate ad un ambiente culturale scientificamente meno evoluto.

Ma vediamo in estrema sintesi quali sono le linee essenziali che caratterizzano la teoria dell’evoluzione di Teilhard de Chardin e le implicazioni di carattere filosofico, etico-morale e religioso che determinano la dimensione universale ed escatologica della sua opera.

Se volessimo caratterizzare con un unica parola l’essenza dell’opera di Teilhard dovremmo senz’altro parlare di unione-creatrice; egli infatti individua nel processo di unificazione la chiave di lettura di tutta la realtà esistente.

Il punto di partenza dell’indagine scientifica teilhardiana è l’uomo inteso come phainòmenon (da phainomenai = io appaio) la cui evidenza viene studiata sia in termini materiali che spirituali e l’analisi di questo fenomeno lo porta ad individuare una linea evolutiva continua che ha origine non solo nella comparsa della vita nel nostro pianeta ma nella comparsa del pianeta stesso.

E questa evoluzione ha come elemento caratterizzante la complessità crescente che deriva dall’unione di elementi semplici in un elemento più complesso le cui proprietà sono riconducibili a quelle degli elementi costituenti ma non ad essi riducibili.

Questo significa che ogni unione ha in se un valore aggiunto (in termini moderni potremmo chiamarlo emergenza) che è assente negli elementi costituenti. La visione del mondo di Teilhard è quindi una visione universalistica (universus) che parte dalla materia inanimata, sino alla materia vivente per estendersi al pensiero ed al mondo dello spirito.

La linea evolutiva degli esseri viventi è anche essa orientata da un processo di complessificazione crescente che parte dagli esseri più semplici che sono stati i primi a popolare la terra sino agli esseri più complessi che si sono succeduti nel tempo con alterne vicende ma sempre seguendo una direzione, se non una linea, ben precisa.

La comparsa dei primati e dell’uomo che è arrivato per ultimo sulla crosta terrestre, è caratterizzata da una estrema complessità soprattutto nell’ambito del suo sistema neurologico e cerebrale.

Ogni comparsa di una nuova specie in questo processo unitario comporta un salto qualitativo in cui vengono aumentate le performances per adattarsi ed integrarsi nell’ambiente circostante, ma le vere e proprie transizioni fondamentali nella storia dell’universo sono state :

a) la formazione della materia che riguarda l’intero universo,
b) la nascita della vita che riguarda il nostro pianeta terra e
c) la nascita del pensiero che riguarda la specie umana;
queste transizioni hanno dato luogo alla geosfera, alla biosfera ed alla noosfera.

Lo spirito quindi fa parte di questo universo e di questa creazione continua che si è svolta, si svolge e si svolgerà nel futuro pur mantenendo le sue qualità essenziali che possono essere ricondotte alla materia ma non ad esse ridotte.

Questo spirito è quindi un attributo fondamentale dell’essere umano che come tale va oltre la dimensione fisica per estendersi nel campo della meta-fisica.

La prerogativa principale della visione evoluzionistica universale in Teilhard de Chardin, oltre che a dare una spiegazione univoca dei fenomeni fisici che avvengono in natura è proprio quella di aver trovato, utilizzando la metodologia scientifica, un substrato fisico alla dimensione spirituale dell’essere umano.

Il mondo delle idee, della conoscenza , dell’arte, cioè tutto quello che costituisce l’essenza dell’essere umano, scaturiscono dal substrato materiale della materia cerebrale attraverso la legge denominata da Teilhard della complessità-coscienza, ma vanno oltre la pura dimensione fisica della materia senza per questo essere meno reali della materia stessa.