STABILITA' e COMPLESSITA'




1) Teoria evoluzionistica darwiniana e teilhardiana
 

 

  Qualunque intervento che abbia per oggetto Pierre Teilhard de Chardin non può fare a meno di confrontarsi con la teoria darwiniana dell’evoluzione della specie, integrata a metà del XX secolo con la genetica e le nuove scoperte sul tema della trasmissione dei caratteri e tuttora dominante all’interno della comunità scientifica.

La ragione di questo confronto deriva dal fatto che l’interpretazione fornita da Teilhard dello svolgimento dei fenomeni naturali a livello planetario, contrasta profondamente con quelli che sono i presupposti della teoria di Darwin e cioè la varianza casuale dei caratteri e la selezione naturale che egli pone a base della sua teoria evolutiva delle specie viventi.

Il dibattito attuale sull’evoluzione, come pure al tempo della formulazione della teoria di Darwin, si basa più su presupposti di carattere ideologico-religioso che su dati scientifici concreti: questa pregiudiziale determina un clima di incomprensione che non facilita una discussione serena e tende a scoraggiare coloro che sulla base di nuove evidenze e di una formulazione razionale osano andare contro l’opinione corrente in questo tema.

Un ulteriore elemento di confusione è determinato dall’uso di termini comuni a cui vengono attribuiti significati diversi come accade ad esempio per le parole caso e probabilità che molto spesso vengono utilizzati in modo equivalente ma che come vedremo sono completamente diversi.

Il carattere veramente innovativo della teoria di Teilhard è stato quello di dare una lettura unitaria al processo evolutivo che inizia con la materia inanimata “previta” per terminare con la noosfera ed il punto omega.

La forza trainante di questo processo è stata da lui individuata in una legge naturale di “complessificazione” correlata con il manifestarsi di strutture ed organismi sempre più complessi lungo quella che egli individua come la “freccia dell’evoluzione”.

La teoria di Teilhard individua quindi nel “regnum naturae” una legge generale che determina la complessificazione attraverso un processo costruttivo di cooperazione piuttosto che un processo selettivo di tipo darwiniano che agisce su una variabilità genotipica determinatasi casualmente.

La nostra adesione alla teoria di Teilhard si basa non tanto su ragioni di tipo sentimentale, che pur sono estremamente vive ed imperanti nel nostro animo, e su innumerevoli indizi riscontrabili nella letteratura scientifica ma piuttosto su due fondamentali presupposti che rendono la teoria di Darwin e dei neodarwinisti non più accettabile alla luce delle nuove scoperte scientifiche soprattutto dopo la decodificazione del genoma umano e di molti altri animali.

Il primo è di carattere puramente matematico , e cioè la presenza nell’uomo di circa 30.000 geni, ciascuno dei quali costituito da diverse centinaia di basi puriniche e pirimidiniche rende praticamente nulla la probabilità che la permutazione casuale di due di queste basi possa risolversi nella comparsa di un nuovo carattere od addirittura di una nuova specie. Quindi risulta matematicamente certa l’impossibilità che un processo puramente casuale ( cioè in cui un evento ha la stessa probabilità di avvenire di tutti gli altri eventi possibili) sia la causa della generazione di una nuova specie.

Il secondo è di tipo biologico–naturale e cioè che sono ormai accertati meccanismi di riparazione del DNA all’interno della singola cellula tali da rendere quasi impossibile la presenza di errori di copiatura delle stesso DNA. Questo significa senza ombra di dubbio che ci sono dei meccanismi naturali che operano all’interno della cellula in grado da inibire od eventualmente permettere mutazioni genetiche e che agisce a monte della selezione naturale che può operare solo sui singoli individui e di conseguenza sulle specie.

La selezione naturale quindi non è in grado di creare nuove specie animali, ma è solo in grado di determinarne la sopravvivenza o la morte.



a - Caso e probabilita'.

Molto spesso queste due parole vengono usate indifferentemente sia per esprimere la mancanza di cause efficienti individuate deterministicamente, sia per descrivere l’impossibilità non teorica, ma soltanto pratica di conoscere effettivamente tali cause.

Questo elemento di confusione rende spesso impraticabile il dialogo tra i neodarwinisti ed i loro oppositori, che potremmo chiamare per semplicità neo-lamarckiani.

Viene definito evento casuale quello per cui la sua probabilità di avvenire è la stessa di tutti gli altri eventi possibili e cioè se se abbiamo 90 eventi possibili (estrazione dei numeri al lotto) la probabilità di estrarre un certo numero è 1/90) : questo tipo di caso non è in grado di procurare nessun ordine, sfugge a qualsiasi tipo di indagine razionale e non è in grado di generare non solo nessuna specie evoluta, ma neanche nessun ordine e tanto meno la vita.

Un tipo di fenomeno che erroneamente viene chiamato casuale ma che più opportunamente andrebbe definito come probabilistico si verifica quando cerchiamo di colpire un oggetto volante con un fucile da caccia. In questo esempio, l’evento della collisione tra il bersaglio ed un particolare pallino si sottrae alle leggi deterministiche della fisica ma soggiace alle leggi probabilistiche che assegna una distribuzione di probabilità legata geometricamente ( tramite le leggi di gravità) con l’asse della canna del fucile che adoperiamo. Questo non vuol dire che vengono meno le leggi deterministiche della fisica ma solamente che le condizioni iniziali di ciascun pallino della cartuccia sono leggermente diverse ( e non conosciute esplicitamente) tali da garantirci non una certezza assoluta dell’evento ma solo una probabilità più o meno grande.

Sappiamo che la distribuzione di probabilità che dipende dalla posizione relativa del bersaglio rispetto all’asse della canna del fucile è raffigurata da una curva gaussiana la cui larghezza caratteristica può variare da zero ( certezza assoluta) all’infinito (puro caso).


Molte volte i neo-darwiniani si riferiscono a questo tipo di casualità che in realtà è un determinismo di tipo statistico che presuppone la presenza di leggi naturali che agiscono sui singoli individui producendo risultati più o meno probabili a seconda delle condizioni iniziali in cui i singoli individui si trovano, cioè a seconda di quelle che noi chiameremo “condizioni al contorno”.

Il contributo di Darwin nella ricerca e nella documentazione del fenomeno dell’evoluzione delle specie animali è stato fondamentale e nessuno osa metterlo in dubbio. Tuttavia il tentativo di spiegazione da lui fornito sulle cause di quell’evoluzione che egli aveva così brillantemente dimostrato soffre evidentemente dell’estrema povertà di conoscenze che la nascente scienza stava acquisendo e che come tale va quindi considerato.

Purtroppo ed indebitamente alla teoria di Darwin è stata attribuita una valenza di tipo ideologico-religioso che ne ha impedito un naturale sviluppo tramutandola in una sorte di fede atea che condiziona tuttora una buona parte del mondo scientifico.

La teoria di Teilhard che egli espone ne “Il fenomeno umano” si basa esclusivamente su di una esposizione fenomenologica dell’evoluzione della vita a partire da quella che egli chiama “previta” sino a giungere alla noosfera. Naturalmente la sua descrizione e la teoria che da essa emerge assume anche dei connotati di natura filosofico-religiosa, soprattutto nella formulazione del punto omega che egli identifica come il punto di convergenza della storia dell’universo, tuttavia egli si sforza costantemente nel tener separata la sua natura di scienziato dalla sua natura di credente, non tanto per occultare quest’ultima ma solo al fine di evitare qualunque indebita contaminazione che potrebbe in qualche modo invalidare la struttura razionale e scientifica della sua opera.

Questo contributo, attraverso una revisione critica dell’opera di Teilhard si propone di dare uno spessore scientifico, soprattutto in quei campi in cui al tempo della stesura del libro la conoscenza era carente, alla intuizione fondamentale di Teilhard che a 50 anni dalla sua scomparsa rivela intatta tutta la sua potenzialità in termini filosofici- religiosi e sociali.