74-Colleluce

 

Notizie storiche

Ebbe origine verso la seconda metà del sec. XI dalle lotte tra gli abati del sottostante monastero di S.Mariano in val Fabiana e il vescovo Ugo di Camerino che distrusse la torre monastica adiacente all'abbazia, costruendone un'altra sulla sommità del colle sovrastante.
La data può risalire circa il 1080. Fin dal secolo XI ai piedi del castello sul lato di meridione vi era l'eremo detto di S.Mariano abitato dai Basiliani poi dai Benedettini, ove visse S.Illuminato, a cui erano soggette ben tredici chiese e priorati. Nulla rimane dell'antico monastero.

Il monastero venne assediato e distrutto verso il 1240 dalle truppe di Federico II; alcuni monaci decisero quindi di trasferirsi in una sede più sicura entro il circuito castellano di San Severino, costruendovi un nuovo monastero in cui trasportarono l'arca del Santo, e vi rimasero fino al XVI sec. dopodiché venne occupato dalle monache cistercensi con il titolo di S.Caterina.
Verso il 1327 l'abbazia di S.Mariano venne unita a quella di Valfucina, sebbene i monaci si fossero già trasferiti in maggioranza a San Severino.
Nell'ultimo periodo di dominazione sforzesca il castello subì l'assedio delle truppe di Alfonso V di Aragona, re di Napoli, alleato con il papa Eugenio IV per cacciare dalla Marca Francesco Sforza; fu appunto nel 1443 che Colleluce ritornò in sudditanza al legato pontificio.
Il restauro è del 1983 ad opera della Soprintendenza ai Beni architettonici e Paesaggistici di Ancona.


Descrizione architettonica
Restano poche tracce dell'intero circuito murario, le mura avevano infatti rappresentato fin dal Settecento cave di pietra per la costruzione dell'abitato circostante.
All'interno vi sono molte abitazioni, alcune delle quali risalgono al secolo XV con decorazioni in cotto e altre più antiche a carattere medievale.
Demolita la torre portaia ne resta il solo piedritto, interessante testimonianza è la torre rompitratta posta a sud ovest, a pianta rettangolare.

Chiesa di San Giovanni
La chiesa parrocchiale, in origine alle dipendenze del vicino monastero di San Mariano, conserva al suo interno come pala dell'altare maggiore un dipinto di Andrea Roncalli detto il Pomarancio rappresentante S.Giovanni Battista che battezza Gesù, qui trasportato in sostituzione della Madonna di Loreto con Santi dei figli Antonio e Giangentile del maestro Lorenzo D'alessandro, posta all'interno della Cattedrale di Sant'Agostino.
Al 1493 risale la concessione del priore dei canonici di San Severino per erigere una cappella intitolata a Sant'Antonio con altari, poi detta anche del Crocifisso; tale cappella è ubicata a sinistra dell'ingresso, risulta di particolare pregio ed è completamente affrescata con figure di Santi e della Madonna, vi spicca un San Rocco, datato 1531; le opere della cappella sono frutto della stessa personalità artistica probabilmente proveniente dalla bottega di Bernardino di Mariotto. La chiesa ed il campanile vennero ricostruiti nel 1856 come documenta l'epigrafe posta alla base del campanile.

arch. Debora Bravi

Bibliografia
M. MAURO, Castelli, rocche, torri, cinte fortificate delle Marche, voll. III, tomo I, Ancona 1996, p.52. I pittori del Rinascimento a San Severino, a cura di Vittorio Sgarbi, Milano 2006, p.67, 82.

 

 

 

 

 

 

   
   
Chiesa di San Mariano (primo impianto del convento XII sec.)

L'antica chiesa di San Mariano è posta ai piedi del castello di Colleluce, un tempo annessa al monastero benedettino della Val Fabiana distrutto dalle truppe di Federico II come riporta un diploma del 1241 esistente nell'archivio Capitolare. Verso la metà del XIII sec. quando i monaci si ritirarono nel castello di San Severino, nell'attuale monastero di S.Caterina all'interno delle mura, rimase per gli abitanti del borgo la chiesa, che custodiva un venerato crocifisso dipinto su tavola, riposto dal 1971 per ragioni di sicurezza all'interno della chiesa di S.Giovanni di Colleluce. Sulla parete a destra dell'altare, a cornu epistolae, si conserva l'affresco di una Madonna con Bambino, sotto la cui immagine è riportato l'anno ed il committente, vi si legge la scritta: F F PEROZO DE VAGNIARONE 151J. Si presume che il dipinto non fosse il solo e che le pareti fossero tutte adorne di sacre immagini, cancellate dall'umidità e dall'incuria del tempo, come attesta lo storico G.Ranaldi nelle sue ottocentesche descrizioni e come risulta dalle cronache delle riparazioni risalenti al 1890 ca. quando si dovette innanzitutto liberare i muri dall'edera, avendo questa rovinato muri, intonaci e altro. Di recente risulta l'attribuzione del dipinto a Bernardino di Mariotto, come riporta R.Paciaroni nel suo volume scritto in occasione della mostra "I pittori del Rinascimento a San Severino", : «La veste a fiorami stampigliati è un palese ricordo crivellesco e compare in diverse opere di Bernardino, così come le piccole code lasciate a terra dalla tunica e dal manto richiamano il suo modo di dipingere ... suo è anche il modo di disegnare gli occhi, le sopracciglia, le labbra, i capelli.».

arch. Debora Bravi


Bibliografia
R.PACIARONI, Bernardino di Mariotto da Perugia, Milano, 2005, pp. 127-129.