40 - Duomo Vecchio

 

Notizie storiche

Il primo documento che attesta la presenza di una chiesa sul colle Monte Nero, in origine intitolata alla Beata Maria Vergine, è il diploma del vescovo Eudo del 944 d.C., mentre un secondo diploma del vescovo Ugo del 1061 ne testimonia i successivi lavori di ampliamento e ricostruzione; divenuta prima parrocchia del Castello già alla fine del XII sec., si iniziò la costruzione dell'adiacente palazzo della Canonica.
Nei primi anni del Trecento fu elevata l'attuale facciata e la torre campanaria; la chiesa, denominata Collegiata, conteneva al proprio interno pregevoli cappelle gentilizie, tra cui quella della nobile famiglia degli Smeducci della Scala, decorata nel 1372 dal valente pittore Diotallevi da Esanatoglia.
Grazie a Papa Bonifacio IX, che con la bolla del 15 maggio 1396 concesse l'indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero cooperato nei lavori di riparazione della parrocchia, la Collegiata venne restaurata e ne vennero completamente affrescati gli interni.
Per realizzare i dipinti furono chiamati il celebre Gentile da Fabriano, che illustrò le pareti del presbiterio narrando i fasti dei Santi Severino e Vittorino e i fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, che affrescarono la cappella situata sotto la torre campanaria.

Nel 1468 Niccolò da Foligno, detto l'Alunno, pitturò il polittico destinato ad abbellire l'altare maggiore, mentre nel 1483 fu affidato l'incarico per la realizzazione del magnifico coro intarsiato al maestro Domenico Indivini.
Fra il 1489 ed il 1513, periodo in cui resse il priorato Liberato Bartelli, cui si deve la donazione della famosa tela della Madonna della Pace del Pinturicchio, la Canonica venne ulteriormente restaurata ed ampliata, acquistando le attuali forme e dimensioni del chiostro.
Il 26 novembre 1586 San Severino ebbe dal Papa Sisto V il titolo di città e la chiesa di San Severino venne elevata a Cattedrale; il 29 novembre dello stesso anno una Bolla pontificia restituiva a San Severino la sede vescovile, così venne riadattata una parte del complesso della Canonica a sede vescovile.
All'epoca entro l'aula della chiesa vi erano dislocati in modo confuso e improprio ben sedici altari e fu il vescovo Marziario ad ordinare che ne fossero demoliti sei. Nel 1644 fu costruita a spese del vescovo Sperelli la grande cappella del Sacramento, dedicata alla Beatissima Vergine del Carmine, a pianta rettangolare con due cappelle laterali.
Nel 1673 fu commissionato al famoso organaro romano G.Catarinozzi la realizzazione di un nuovo organo, la sottostante cantoria lignea sapientemente intagliata e dorata venne invece commissionata al francese Denis Pulvier.
Nel 1741 si iniziarono lavori di rinnovamento: fu ampliato il presbiterio e posizionate le due colonne a sostegno dell'arco trionfale, fu composto sulla parete sopra il coro l'ornato plastico di P.Campana con la tela di G.Pesci, fu eretto il tempietto dei santi Severino e Vittorino a lato destro dell'ingresso.
In seguito alla traslazione della cattedrale in S.Agostino, avvenuta nel 1827, la chiesa, l'episcopio e la canonica furono ceduti ai Minori Osservanti Riformati adattando i vani della canonica a convento, su progetto dell'arch. Ireneo Aleandri del 1829.

Verso la metà del XIX secolo venne costruita l'ala del convento a nord, coprendo il prospetto della primitiva chiesa rivolta ad est.
Nel 1858 vennero iniziati i lavori di restauro, affidati al capomastro Paolo Mochi, ma con la soppressione degli ordini religiosi del 1861, detti lavori furono interrotti ed il complesso rimase in completo abbandono per oltre trenta anni, fino a quando nel 1893 l'arch. G.Sacconi, dell'ufficio regionale per la conservazione dei monumenti delle Marche, decise di porre rimedio delegando l'ispettore ai Monumenti, Vittorio Emanuele Aleandri, a sovrintendere ai lavori di restauro.
Al prof. G.Milizia fu affidato il restauro del coro, nel 1896 fu redatto il progetto di restauro ad opera dell'arch.Ciriaco Santini e dell'ing. Federico Federiconi, mentre il nuovo disegno della tribuna e del soffitto a cassettoni del 1905 venne affidato al prof. Giuseppe Rossi di Macerata.
Nella parete di fondo della chiesa sopra la porta principale fu ricollocato l'organo, dopo un lungo e costoso ripristino, per mano di Silvio Carletti, fabbricante d'organi di Macerata. Dopo dieci anni dall'inizio dei lavori il vecchio Duomo venne solennemente consacrato il 18 giugno 1905.
Ma già nel 1926 si tornava a riparare chiostro e chiesa. Nel 1945 fu demolita la cappella del SS. Sacramento e al suo posto venne edificata , in occasione del XIV centenario della morte del Patrono la cappella votiva di San Severino.

Nel 1957 si operò il consolidamento del soffitto che di nuovo minacciava di cedere con una struttura reticolata in acciaio collegata alla travatura lignea tramite cravattature.

Dal 1918 la Canonica fu retta dall'Opera Don Orione che adattò il complesso a collegio, in mancanza di un progetto unitario furono eseguite di volta in volta variazioni e modifiche alla struttura originaria per le rinnovate necessità degli usi.

Dall'inizio del 1960, avvenuto il trasferimento dell'Istituto di Don Orione nella città bassa, il fabbricato della Canonica venne affittato a varie ditte artigiane.
Verso il 1970 veniva consolidato il chiostro, abbassato il livello di calpestio ed eliminate la cisterna centrale e la vecchia pavimentazione.
Il monumento venne vincolato con atto del 28 febbraio 1913 ai sensi del decreto legislativo n. 364/1909.
Nel 1988, con atto del 16 marzo, il comune acquista l'edificio della Canonica mentre il primo febbraio del 1990 il Ministero autorizzava l'alienazione dell'immobile.
Nel 2003 è stato trasferito il Museo archeologico Giuseppe Moretti dalla sua antica sede alle sale dell'antico Episcopio. Durante i recenti restauri sono stati effettuati lavori di scavo sotto la pavimentazione e sono venute alla luce parti di fondamenta di un edificio di culto preromanico, probabilmente la chiesa nominata dal vescovo Eudo nell'anno 944. In particolare sono state ritrovate due strutture murarie circolari che fanno presumere l'esistenza di due torri ai lati della primitiva chiesa, come peraltro lo stemma della città rappresentava il duomo di San Severino.

Descrizione architettonica

Chiesa

Il volume della chiesa, a navata unica, è coperto da tetto a capanna e presenta facciata cuspidale, affiancata sul lato sinistro dalla torre e sul lato destro dal corpo appena arretrato della prima cappella.
La pianta longitudinale si articola sul lato destro per la connessione di due cappelle e dell'aula della sagrestia, sul lato sinistro si appoggia invece la struttura porticata del chiostro della Canonica ed allineata alla facciata è il predetto campanile a torre.
Lungo la parete longitudinale della chiesa affacciata al chiostro si riconoscono due aperture di epoca altomedievale; secondo lo storico sanseverinate Vittorio Emanuele Aleandri databili l'una, la porta più piccola, al XII o XIII sec., l'altra, la porta detta "lombarda", all'XI sec. Quest'ultima di maggior valore artistico è a sesto acuto strombata a tre archivolti intagliati in pietra con motivi geometrici impostati su tre colonnine in marmo.

L'architrave sotto cui si conserva un antico serramento poggia su due mensole e sorregge la lunetta rivestita con lastra in marmo. La tessitura esterna della parete presbiteriale, in conci lapidei ben squadrati, restituisce una partizione a lesene che sorregge una fila di archetti, la stessa decorazione lapidea è riportata anche nella parete accanto alla primitiva porta alla "lombarda" (nella città si vedono gli stessi archetti lapidei su lesene nelle architetture romaniche della chiesa di S.Lorenzo, nella parete a lato sinistro della torre campanaria, dell'abbazia di Sant'Eustachio in Domora, accanto al portale, San Clemente vicino all'isola, all'esterno dell'abside). Al XIV sec. risale la facciata della chiesa, rivolta a sud-est, con conci in pietra calcarea tipo scaglia bianca e rossa. Nel XIX sec. è stato addossato alla parete sinistra uno zoccolo di rinforzo, mentre il lato destro è stato completamente ricostruito in laterizio. Posizionato al centro del fronte è il portale d'ingresso, strombato in conci di pietra cornea finemente squadrati, decorato agli stipiti da colonnine a spira, di marmo bianco e rosa; in asse al portale si osservano l'edicola, anch'essa in pietra cornea, con tre archetti trilobati su colonnine in marmo ed il rosone decorato con elementi speciali in cotto. Una serie di archetti a centina in laterizio coronano la facciata seguendo la linea del tetto a capanna. La cella campanaria alla sommità della torre è impostata su una cornice in cotto decorata da una serie di archetti a centina della stessa tipologia del coronamento del fronte, si apre sui quattro lati, rinforzati da paraste angolari per tutta l'altezza della torre, con eleganti bifore inserite entro nicchie a tutto sesto. Il disegno ornamentale delle pareti longitudinali si compone di cinque partiture per lato, con arcate a tutto sesto al centro di ciascuna, separate da lesene binate coronate da capitelli corinzi, cui corrispondono in asse appoggiate al di sopra della fascia trabeata, perimetrale a tutta la chiesa, le due volute poste lateralmente ai finestroni lunettati. Le ultime due arcate vicino al presbiterio presentano una profondità appena accennata. La navata è coperta da soffitto cassettonato, in struttura lignea e stuoie di canne, realizzato nel 1905, decorato da elementi floreali in stucco, rosoni penduli, girali e festoni, al centro vi è situata una cornice polilobata ove è affisso nel mezzo lo stemma della città. Un sontuoso arco trionfale, leggermente ribassato, con ghiera ad ovuli e frecce e sott'arco a lacunari, sostenuto da colonne di ordine corinzio rialzate su plinti, introduce all'area presbiteriale di forma quadrilatera ad angoli smussati, coperta da volta in camorcanna a forma di crociera, ornata da pregevoli stucchi lungo i quattro costoloni, nel mezzo delle vele e nel cervello della volta, ove un ovale contiene l'arma del vescovo Bicchi.

Chiostro

Il chiostro adiacente alla chiesa ha pianta trapezoidale con un lato addossato alla parete nord della chiesa ed è composto da due ordini di arcate. Nell'ordine inferiore si succedono arcate a tutto sesto su pilastri ottagoni, a sesto acuto sono invece quelle del lato sud, al piano superiore corrisponde ad ogni arco una bifora impostata su di una colonnina in pietra centrale decorata da capitello. I capitelli, alcuni dei quali di reimpiego della basilica preromanica, sono vere opere scultoree, tra i motivi rappresentati di particolare interesse

artistico troviamo le composizioni stilizzate di fogliame d'acanto su tralci, maschere dalla cui bocca fuoriescono tralci d'uva. Le campate sono coperte da volte a crociera al piano inferiore e da tetto con falda inclinata verso il centro al piano superiore. Nel chiostro è situato il bel portale d'ingresso della Canonica nella cui epigrafe è riportato il nome di Liberato Bartelli.

Opere

Nelle prime due arcate ai lati dell'ingresso si aprono due cappelle,
- quella di sinistra, detta del battistero, ospitava già all'inizio del '400 il ciclo degli affreschi dei Salimbeni raffigurante le storie di S.Giovanni Evangelista, strappati nel 1960 sono oggi conservati in Pinacoteca (nella parete si riconoscono i segni delle sinopie),
- quella di destra, fatta erigere dalla famiglia Servanzi Collio nel XVIII sec. ha forma di tempietto ottagonale con volta in camorcanna ornata da stucchi, l'altare barocco in legno intagliato e dorato mostra una tela di Cipriano Divini (XVII sec.) raffigurante san Severino vescovo e san Vittorino eremita, alle pareti lapidi commemorative di illustri settempedani: Angelo Massarelli (XVI sec. - segretario al Concilio di Trento), Bartolomeo Eustachio (XVI sec. - umanista e anatomista) e Eustachio Divini (XVII sec. - matematico e ottico).: Sotto le seconde nicchie, ricavate entro lo spessore della muratura, sono posti i confessionali, mentre nelle due successive si trovano gli altari in legno dedicati alla Madonna del Rosario e al Sacro Cuore.
Proseguendo entro la quarta arcata di sinistra si trova la porta che conduce al chiostro, mentre dal lato opposto si entra nella cappella di S.Severino, la monumentale Cappella votiva di San Severino, fatta erigere nel 1945 da Mons. Ferdinando Longinotti, nel 14° centenario della morte del santo Vescovo avvenuta nel 545. E' opera del pittore Giuseppe Fammilume di Pollenza. In alto stemmi di Papi e Vescovi, interessati alla storia del Duomo e al culto di san Severino, e medaglioni con episodi della vita del santo. Sulla parete di fondo, bel mosaico eseguito dalla scuola vaticana. La solenne arca in marmo, che racchiude l'artistica urna con le reliquie, poggia sopra un altare decorato con mosaico e piccoli angeli in bronzo.

Sulla parete di fondo risalta la spettacolare cattedra configurata dalla tela del Pesci, risalente al 1741, sostenuta ai lati da due figure statuarie di angeli e dominata superiormente dalla scultura del Creatore contornata da teste di putti, l'intera composizione in stucco e il prezioso cartiglio su cui poggia è di P. Campana, in asse è posto il sedile centrale del coro ligneo, su cui è intagliato il Patrono vescovo S.Severino che regge in mano il modellino della città, opera di notevole interesse dell'Indivini.
Al centro del presbiterio è posto l'altare costruito nel 1945, un'arca posta dietro l'altare conserva le reliquie del Santo. Alla parte opposta, sul fronte interno dell'ingresso è situata la cantoria con organo costruito da G.Catarinozzi, nel 1673.


arch. Debora Bravi

Bibliografia

V. E. ALEANDRI, Il Duomo Antico in Sanseverino Marche, S.Severino M., 1905.
V. E. ALEANDRI, Nuova guida storica e d artistica di Sanseverino Marche, S.Severino M., 1898.
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R. PACIARONI, L'organo monumentale del Duomo Antico, S. Severino M., 1988.
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Chiostro