39 - Chiesa di S.Caterina

E' annessa all'omonimo monastero delle Cistercensi, ricostruito nel XVI sec. sul preesistente cenobio benedettino di S. Mariano.La chiesa venne trasformata nelle eleganti forme attuali, con pianta a croce greca, nel 1769.
Vi sono venerate le spoglie di Sant' Illuminata (XIII sec.)

Storia
Il 12 luglio 1523, essendo sulla cattedra di Pietro Adriano VII, il Capitolo dell’allora Collegiata di S. Severino, adunatosi nella residenza del Priore, Benedetto Massarelli, donò al Priore e Consoli della città e al Rev.do Don G. B. da Camerino, Canonico di S. Gìovanni in Laterano di Roma, la chiesa dedicata a S. Mariano, posta nel quartiere di S. Francesco, con tutte le case ed edifici annessi, appartenenti già all’Abbazia di Valfucina e incorporate, quindi, alla mensa e distribuzione della Collegiata.

Tale cessione venne fatta perché vi si erigesse un monastero di monache.

Il detto Canonico Lateranense l’accettava a nome delle monache e del Capitolo di S. Giovanni in Laterano con l’espressa condizione che, in qualunque tempo e per qualunque causa, divina o umana, non sussistessero più le monache, il monastero e la chiesa tornassero in proprietà libera del Capitolo, come prima della cessione.

Sembra che delle aspiranti alla vita monastica, si riunissero in quel luogo senza però emettere i SS. Voti.
Circa l’anno 1544, gli abitanti di S. Severino fecero istanza al Vescovo di Macerata perché volesse mandare tre monache benedettino-cistercensi a fondare un monastero dello stesso Ordine presso la chiesa di S. Mariano.
Il Vescovo, avendo aderito alla richiesta nell’anno stesso, le monache maceratesi fondarono il monastero e vi accolsero le prime novizie.

Dopo circa tre anni dall’apertura del monastero, le monache maceratesi ritornarono alla loro città.

Con l’aiuto di Dio e la protezione di S. Benedetto, di S. Caterina e di S. Illuminato, il monastero prosperò tanto che, nel 1619, contava sessanta monache coriste.
In seguito il numero variò secondo i tempi e le circostanze. Nell’anno 1626, si restrinse a 34 il coefficiente delle monache. Mons. Dionisio Pieragostini, Vescovo di S. Severino, con Decreto del 25 novembre 1734, fissò a trenta il numero ordinario delle coriste.

In origine non vi erano monache converse. Solo nel 1664, la S. Congregazione dei Vescovi e i Religiosi aderì alla richiesta perché venissero loro assegnati almeno quattro posti. Nel 1702, la stessa S. Congregazione rispose con un rescritto favorevolmente all’istanza con cui si chiedeva il beneplacito per la Vestizione di due converse. Finalmente Mons. Pieragostini, con Decreto del 25 novembre 1734, fissò a otto il loro numero ordinario.

Le vicende politiche del sec. XVIII e XIX furono di gran danno al monastero che perse molti beni e rimase chiuso dal 1808 al 1821.
Con la legge del 1866, tutte le Comunità religiose furono soppresse e le loro proprietà passarono al demanio.
Alle monache fu concesso di rimanere nel loro monastero, finché il loro numero fosse ridotto a sei. Esse pagavano l’affitto prelevandone il canone dalle pensioni assegnate dal Governo.

Avvenuta la morte di molte religiose e ridotto a sei il numero delle superstiti, il Governo, con pubblica istanza, nell’ottobre del 1903, cedette il monastero al Comune di S. Severino perché se ne servisse per qualche opera di beneficenza, con la clausola di riservare un appartamento per le sei suore rimaste. Questa condizione costituiva un grande imbarazzo per il Comune che, d’intesa con le monache, fece fare la perizia del monastero. Fu valutato L. 6.500. Le monache, nel vivo desiderio di riavere il loro edificio, offrirono L. 7.000. Si dovette espropriare le monache della loro dote e chiedere aiuto ai benefattori per raggiungere la cifra.

Siccome le Comunità allora non erano costituite in Ente morale, si pensò d’intestare il monastero a tre postulanti.

Così il monastero è rimasto nostro e da allora ha sempre prosperato e cercato di realizzare l’augurio che Paolo VI indirizzava ai monasteri, dove regna la fraternità e l’amore: "diffondere un’emanazione diafana di pace, di letizia e di santità…" a favore dei fratelli che, nel mondo, lottano per la vittoria dello spirito sulle forze organizzate del male.

Bibliografia

(http://www.cistercensi.info/abbazie/abbazie.php?ab=134)
Attualità benedettina in Abruzzo-Marche-Umbrie, Fabriano 1980.

Caterina di S. Severino Marche, Santa
Nome completo: Santa Caterina
Nome originario: B.M.V. et S. Catharinae
Ordine originale: Benedettini
Ordine attuale: Cistercensi
Congregazione attuale: Monasteria directe Ordini incorporata
Fondata nel: 1544
Cistercense nel: 1544
Chiusa nel: 1808
Riaperta nel 1821



Debora Bravi: Monastero Santa Caterina (primo impianto del convento seconda metà XIII sec.)

Il primo nucleo del complesso monastico venne edificato nel corso a metà del '200 dai monaci benedettini che qui si trasferirono dopo la distruzione da parte delle truppe di Federico II del loro primo monastero di S.Mariano, ubicato nei pressi di Colleluce.
Nel 1544 vi si insediarono le monache benedettine cistercensi, cui seguirono lavori di ampliamento.
La chiesa con pianta a croce greca assunse la sua attuale forma dopo i restauri nel 1769.

Opere

All'interno si ammirano sull'altare maggiore del 1838, opera d'intaglio di Venanzio Bigioli con dorature e marmiture del sanseverinate Trotti, la magnifica Deposizione di Cristo, del figlio Filippo Bigioli del 1855;
- sull'altare a destra il mistico Sposalizio di S.Caterina, lavoro del sanseverinate Cipriano Divini (1603-1686), fratello del celebre Eustachio;
-sull'altare a sinistra, opera di Wulman Ricottini del 1859 sotto il quale si conserva l'arca di Sant'Illuminato, si vede il bel quadro di Pietro Antinori, allievo della scuola perugina, raffigurante Sant'Illuminato genuflesso davanti alla Vergine, S.Benedetto e S.Bernardo, in atto di presentare le monache cistercensi.
-In fondo al presbiterio si apre un grande vano ove è il grande coro ligneo a due ordini su tre lati.

All'interno nella controfacciata della parete absidale vi è una bella e grande tela dipinta rappresentante la Madonna e santi su cui poggi al centro la scultura lignea di antico crocifisso.

arch. Debora Bravi