30- PALAZZO SERVANZI CONFIDATI(seconda metà del XVII sec.)

 

La ridefinizione e l'ampliamento della via Cesare Battisti, già strada dell'Isola, in periodo tardo rinascimentale è da considerarsi una delle principali trasformazioni urbane dell'epoca; la strada già delimitata da costruzioni tre-quattrocentesche venne riqualificata e rimodernata per tutto il Seicento, con la nuova edificazione di signorili quinte edilizie lungo i suoi due fianchi.
La via era la principale risalita al colle entro le mura della città, si trovava dinnanzi al primo polo amministrativo del borgo di fondovalle ubicato al Capo della piazza nei pressi dell'attuale torre dell'orologio.

Il carattere di maestosità, conferito dall'imponenza delle nuove moli architettoniche, attribuirono alla via un nuovo ruolo di rappresentanza e la strada rettilinea si distinse come un episodio urbano in dimensione fuori scala rispetto all'intorno sanseverinate.
Lungo il lato orientale della via in sequenza alla mole del palazzo di Nuto Margarucci del 1590, poi vescovile, preceduto dal palazzo dei Governatori del 1607, venne realizzata nella seconda metà del XVIII sec., l'estesa facciata del palazzo Servanzi Confidati, abitazione patrizia fatta costruire da mons. Fulvio Servanzi (1618-1686)cerimoniere pontificio.

Su progetto inviato da uno studio di Roma il palazzo venne eseguito con notevoli varianti dalla direzione lavori del sanseverinate architetto Felice Mastripaoli.
La compartizione della facciata, ripetuta nell'ampliamento del palazzo a monte, inglobò un lungo tratto di spina edilizia di primo impianto medievale; la permanenza all'interno della residenza di un elegante cortile rinascimentale, con loggiato sostenuto da colonne in pietra gessina e bei capitelli di ordine composito, denuncia la preesistenza e quindi l'accorpamento di un palazzetto cinquecentesco.

Il fronte principale ha quindi un notevole sviluppo in lunghezza, fino a 56 metri per un'altezza di 17, presenta cinque ordini di aperture ornate in pietra di travertino. Le finestre del piano rialzato sono trabeate con stipiti e davanzale sorretto da mensoline; quelle del piano nobile, della stessa forma delle precedenti, presentano frontone curvilineo e poggiano su cornice di divisione della parte basamentale, intonacata a finto bugnato, dalla superiore con superficie liscia. Le aperture del piano terzo, architravate ma prive di stipiti e fregio, sono su davanzale modanato, le finestre degli interrati e del piano sottotetto sono dimensionate e decorate alla stessa maniera con riquadri lapidei sagomati.
La lunga compagine di facciata, costituita dalla successione di quindici finestre per ogni livello, è divisa in tre parti di differente lunghezza da due grandi lesene, che incorniciano nel loro mezzo il settore principale d'ingresso lungo cinque finestre, posto in asse alla via Lazzarelli di cui ne gode la posizione di fondale scenografico.
Il portale conferisce singolarità e nobiltà, sormontato da balcone sorretto da due imponenti colonne tonde lapidee, è centinato e bugnato in pietra di travertino; risalta la pregevole la ringhiera in ferro battuto arricchita da elementi decorativi antro e fitomorfi.
Corona il prospetto la preziosa fattura del cornicione con mensole, poste a loro volta su di una modanatura aggettante. Alla stessa maniera del limitrofe palazzo Margarucci, la pendenza della strada sembra esser corretta da una zoccolatura in conci di travertino che restituisce orizzontalità al basamento di facciata. Il portale è in diretto rapporto con il cortile d'onore attraverso un atrio colonnato, ornato da statuaria, entro due nicchie la Scienza e la Fortezza, a lato destro sale lo scalone a rampe.

La struttura portante è costituita da murature verticali in mattoni e pietra; orizzontamenti in solai lignei e volte a mattoni; solai in latero cemento agli ultimi due piani; tetto in travatura lignea, pianellato e coppi. Il palazzo di proprietà del Servanzi venne ereditato in seguito alla morte di Gaspare Servanzi da Angelo Cancellotti, che lo vendette nel 1819 alle suore oblate "Virginie", appartenenti al terzo ordine domenicano, già proprietarie di un palazzetto posto dall'altra parte della via, impegnate nell'educazione delle fanciulle poco abbienti della città.

Con la soppressione degli ordini la fabbrica passò all'opera pia della Congregazione della Carità, che ne occupò il piano rialzato, mentre i piani superiori vennero adibiti in tempi successivi alla funzione di scuola; vi trovarono sede la scuola elementare, l'asilo d'infanzia, il regio ginnasio, la scuola di musica, ecc.

In seguito l'edificio ospitò la sede dell'ECA, attualmente contiene una struttura ricettiva alberghiera e spazi funzionali adibiti ad esposizioni temporanee e sale per convegni.

Verso gli anni Cinquanta del Novecento vennero demolite tutte le costruzioni degli orti nel retro del palazzo tra la via delle carceri e il circuito murario dove oggi è stato ricavato un utile parcheggio, mentre si conservò con cura il giardino d'infanzia, realizzato a fine Ottocento ed ora sede del Circolo ricreativo degli anziani.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

O.MARCACCINI, Via dell'Isola e palazzo delle Virginie, in "Appennino Camerte", n.5 del 31/01/1976 e n.6 del 07/02/1976
R.PACIARONI, La gran fabbrica di palazzo Servanzi, in "Appennino Camerte", n.29 del 20/07/1991. R.PACIARONI, Palazzo Servanzi, dai fasti della storia a quelli dell'antiquariato, in "Appennino Camerte", n.29 del 20/07/1996