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Il palazzo venne fatto riscostruire da Germano Margarucci su progetto dell'architetto Aleandri nel 1822, come testimonia la
lapide apposta nel concio in chiave del portale principale, in luogo del preesistente palazzo di proprietà di probabile origine
cinquecentesca, come testimonia la pianta del Divini del 1640 che rappresenta nel sito un palazzo a corte porticata.
La nuova facciata si erge su un alto basamento in bugnato piatto a mattoni, la partitura superiore è costituita da due livelli di finestre,
al piano nobile le aperture poggiano su fascia marca davanzale e parapetto ornato da motivi a stella, sole e luna, esse sono coronate da
trabeazione su peducci a voluta e sovrastante apertura a lunetta (motivo dedotto dal Palazzo Torlonia di Valadier a Piazza del Popolo);
le aperture del piano superiore sono fornite per la loro altezza di ringhiera in ferro battuto a filo muro, il sottogronda è decorato da
elementi lapidei a lacunari con motivo floreale scolpito in pietra.
Tre eleganti portali sono inseriti nel basamento bugnato alternati a
semplici finestre rettangolari munite di inferriata romboidale, sopra il portone centrale è posto il caratteristico terrazzo su tre mensole
a voluta con porta finestra coronata da uno sporgente timpano.
L'architetto decorò la facciata con elementi innovativi e seppe armonizzarne il fronte attraverso un corpo centrale lungo 7 aperture
in aggetto rispetto ai due volumi arretrati delle estremità, cui si separa per mezzo di cantonali a bugnato piatto.
All'interno, in
asse al portale centrale, oltre lo spazio longitudinale dell'androne si sviluppa il corpo trasversale del loggiato finestrato, di affaccio
alla corte quadrangolare, quest'ultima delimitata ai lati da edifici di servizio, di minore altezza costituenti le ali perimetrali del palazzo.
Attraverso detto giardino si accede alla via Massarelli retrostante, per mezzo di un imponente serramento ligneo, ornato da preziosa rosta in ferro
battuto, che riporta lo stemma e le iniziali di Germano Margarucci; l'accesso delle carrozze era favorito da un muro di recinzione di forma
concava che ne creava lo slargo necessario.
Due eleganti e simmetriche palazzine a tre livelli, poste ai lati del passaggio posteriore,
chiudono l'isolato del palazzo.
arch. Debora Bravi
Bibliografia
AA.VV. Ireneo Aleandri, un professionista dell'architettura dell'Ottocento, catalogo della mostra a cura di L.Di Marco, A.Montironi, L.Mozzoni, A.Verducci.,
San Severino M., 1987.
AA.VV., In viaggio con l'architetto Ireneo Aleandri, a cura di L.M.Cristini e F.Mariano, Macerata, 2004.
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