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Denominato capo della piazza fin dal Trecento, il luogo dove oggi è situata la torre dell’orologio ha da sempre rappresentato un punto nodale nel
centro storico di San Severino; nel medioevo era luogo di adunanza, il polo amministrativo del borgo di fondovalle, ove si sovrapposero l’antica
loggia trecentesca della Misericordia, ornata in seguito dai fratelli Salimbeni, la Loggia della Ragion Sommaria, la chiesa di S.Maria di primo
impianto medievale, della confraternita della Misericordia, e la quattrocentesca fonte pubblica, successivamente all’inizio del XVII sec. vi fu
costruito il palazzo dei Mons. Governatori.
L’attuale configurazione si deve all’opera di Ireneo Aleandri, commissionato verso il 1832 a redigere
un nuovo disegno della torre, che conservasse al suo interno le preesistenti mostre dell’orologio e il campanile della chiesa S.Maria della Misericordia.
Con l’abbandono definitivo del Duomo Vecchio, che nel 1827 fu trasferito alla chiesa di S.Agostino, anche la torre comunale del Castello perse
il suo valore e si decise di sostituirla con una nuova torre situata nella città bassa, nel nuovo e ormai consolidato centro politico e amministrativo.
L’intervento per mano dell’illustre architetto non comportò come era suo solito alcuna demolizione dello stratificato polo urbano.
Il progettista, dinanzi a tali forti identità urbane, si limitò a curare il solo prospetto della nuova torre, rifoderando il fronte della chiesa,
attraverso un paramento in bugnato piatto di laterizio, elemento di distinzione del suo operato all’interno della città, e accentuando il verticalismo
del capo della piazza.
Pose entro il profondo fornice al pian terreno, corrispondente alla primitiva arcata della seconda campata della loggia, lo sfondo
del portale della chiesa ornato dal timpano spezzato, e in asse compose le due mostre tonde dell’orologio entro riquadri incassati nel paramento, cui
dava risalto mediante la coloritura rossa dei mattoni; sovrasta l’intera composizione l’incastellatura del campanile a vela.
«Il profondo arcone
raccoglie prospetticamente il susseguirsi degli archi delle logge e si configura per la sua verticalità come nodo di convergenza di varie strade
che si immettono nella piazza.»
Il caratteristico paramento a faccia vista venne trattato con la tecnica della sagramatura e la leggera vibrazione
chiaroscurale della tessitura, scandita dai solchi scuri che dividevano i finti conci del bugnato, venne accentuata da una raffinata lavorazione a
gradina dei singoli mattoni. Il lavoro fu appaltato dal capomastro Mochi nel 1833.
Nel 1871 l’Aleandri fu di nuovo chiamato per riparare il campanile,
e poiché un forte vento lo aveva danneggiato, egli propose di sostituirlo con un’ariosa armatura in ferro, ma la soluzione non venne accolta e il monumento
fu ricostruito com’era con il vantaggio “della speditezza, e della economia assai maggiore”. Dalla raccolta di iscrizioni di B.Crivelli si riporta:
«Nella periferia della mostra dell’orologio della comunità, in cima la piazza, quale mostra fu rimossa ed era in pietra per la nuova decorazione
dell’orologio fatta da Ireneo Aleandri da S.Severino architetto (da me copiata nel 1833) Clemente VII Pon max…. (1533) fu rimossa a cagione della
nuova mostra eseguita su disegno dell’Aleandri».
arch. Debora Bravi
Bibliografia
AA.VV. Ireneo Aleandri, un professionista dell’architettura dell’Ottocento, catalogo della mostra a cura di L.Di Marco, A.Montironi, L.Mozzoni, A.Verducci.,
San Severino M., 1987.
AA.VV., In viaggio con l’architetto Ireneo Aleandri, a cura di L.M.Cristini e F.Mariano, Macerata, 2004.
Fonte della Misericordia
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