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Il palazzo assunse l'attuale forma nel corso del XVIII sec. su commissione della famiglia Landi,
allora proprietaria. La nuova costruzione accorpò frammentari corpi di edifici preesistenti porticati ad un unico
piano; sono tre le fabbriche rappresentate nella pianta del Divini del 1640 che andarono probabilmente a costituire
il lungo volume porticato affacciato alla piazza.
La presenza dei muri di spina appartenenti alle precedenti case comportò
la mancanza di una regolare disposizione delle aperture e dei pilastri delle arcate. All'inizio del XIX sec. il palazzo
diviene la residenza Valentini del sig. Vincenzo Valentini, nominato suo erede dalla sig.ra Agata Landi.
Il palazzo è posto
all'inizio del lungo loggiato concavo che contorna a sud l'invaso della piazza. Contraddistinguono lo smusso del cantonale di
accesso al loggiato un insieme di elementi architettonici come il caratteristico balcone angolare su mensole lapidee con ringhiera
in ferro battuto, il sovrastante stemma della città e l'orologio solare con mascherone del 1812 e gnomone.
Il lungo prospetto si
erge su un basamento loggiato a nove arcate a tutto sesto con crociere interne, la partitura superiore, disposta su due livelli
di dieci finestre ciascuno, mostra aperture ornate con raffinate trabeazioni al piano primo e riquadri al piano secondo sagomati
in modo tale da raccordarsi al soprastante oculo aperto sulla ventaglia di gronda. Svetta sul tetto all'incrocio del padiglione
un'altana aperta con doppia loggia su ciascun lato.
arch. Debora Bravi
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